Madonna del Pilone
Il cielo dà, il cielo toglie: dal miracolo del Pilone, da cui deriva il nome del quartiere, alla tragedia di Superga. Nel mezzo sta la storia di questa lingua di città, i cui confini sono disegnati da lingue d’asfalto, corso Chieri e Gabetti, strada Mainero e Val San Martino, e comuni, Pino Torinese, Pecetto. Ma soprattutto da una linguaccia d’acqua, il Po, e una gola di verde, la collina, di cui non si vede il fondo. Una storia nata in fretta, da quando gli uomini hanno iniziato a lavorare la terra fertile e pescare dalle acque ricche di pesci: agricoltori e pescatori, mestieri all’aria aperta, tipici di chi conosce il mondo, teme la mala sorte e confida in una buona stella. Intanto, appena fuori la città, lembi di terra rubati al bosco venivano fatti vigna. E quindi sono arrivate prima le botteghe e i mulini, poi le industrie e l’elettricità. A fare luce non servivano più le indicazioni celesti: la vigna ha fatto posto al parco cintato, la cascina alla villa, ambita da stelle molto terrestri. Alle altre stelle non resta che attendere chi, passando da uno zoo fantasma in città al fantasma della città che finisce, non voglia ancora salire all’osservatorio, a vedere cos’hanno da dire.
[L’altra Torino, Espress Edizioni, pag. 363]