Di fronte al dolore si è nudi, come indifesi. Dalla malattia che minaccia di annientare la vita è piuttosto la natura a salvare con una forza silenziosa ma sorprendente e vera.
Reagire al dolore, quindi, non è tanto un atto di coraggio, quanto di istinto. Eppure, sulla soglia della fine, accade che la natura biologica dell’uomo distilli e separi dalla sofferenza ciò che davvero conta, come nell’individuo così tra gli uomini, e che né istinto né coraggio potranno mai surrogare: la carità e l’amore, la fratellanza e prossimità, esperienze mature e autentiche di civiltà aldilà di ogni diritto e di ogni morale. Di fronte al dolore si è nudi, dunque, e forse per questo disposti ad accogliere e pronti a trattenere. E, nel risalire alla vita, passo dopo passo, talvolta si trova la volontà – qui sì, coraggiosa, scelta, innaturale – di trasformarlo in parola. Nasce così una narrazione: un viaggio soltanto apparentemente a ritroso, in realtà proteso al futuro e per questo carico di desiderio, speranza e bisogno di condivisione.
Dall’autore di numerosi racconti e romanzi tra cui “Mi fido di te” (Einaudi, 2017, scritto a quattro mani con Massimo Carlotto), “Chiedo scusa” (Einaudi, 2010, scritto a quattro mani con Saverio Ma-strofranco alias Valerio Mastandrea), di “Un posto anche per me” (Einaudi, 2013) e “Torpedone trapiantati” (Einaudi 2018).